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Acetaldeide ed anidride solforosa: vuoi gestirle al meglio in vinificazione?

L’acetaldeide gioca un ruolo chiave in vinificazione, sia in modo diretto, per le note olfattive che apporta al vino (sentore di mela matura), sia indirettamente, per la sua capacità di combinarsi all’anidride solforosa limitandone l’efficacia. L’acetaldeide è il risultato del metabolismo del lievito, pertanto è importante monitorarne la formazione per ridurne l’accumulo a fine fermentazione, ottimizzando le condizioni di processo.

Dosando in modo accurato anidride solforosa ed acetaldeide si riesce a gestire al meglio la solfitazione. Le procedure di analisi (distillazione/ titolazione e HPLC oppure GC) sono spesso impegnative per una cantina sia per i costi della strumentazione che per l’impiego di risorse (metodi lunghi e laboriosi, necessitano di personale di laboratorio ben addestrato).

R-Biopharm ha ottimizzato un metodo automatico (analizzatore i-Magic M9) per dosare in contemporanea l’acetaldeide e la frazione libera e totale dell’anidride solforosa.

La reazione con uno specifico cromogeno (brevettato) porta ad un incremento di Abs a 340 nm, stechiometricamente correlato al quantitativo di anidride solforosa presente nel campione di vino o mosto.

La lettura spettrofotometrica a 340 nm differenzia i nuovi kit R-Biopharm da quelli colorimetrici per la determinazione dell’SO2 disponibili in commercio, che sfruttano come cromogeno il DTNB (acido 5-5’-ditio-2-nitrobenzoico), misurato a 420 nm, con forti interferenze del colore dei vini, soprattutto rossi.

Il lavoro di validazione ha verificato le prestazioni del nuovo metodo analitico in automazione (Enzytec™ Liquid SO2-Free e Enzytec™ Liquid SO2-Total), stabilendone la sostanziale equivalenza con quello di riferimento (Regolamento CEE n. 2676/90).