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Analiti

Campionamento inadeguato: una delle principali fonti di dati imprecisi sulle micotossine

L’importanza di seguire un piano di campionamento adeguato, prima dell’analisi delle micotossine negli alimenti e nei mangimi, è ben nota. È risaputo che, a prescindere dagli sforzi compiuti per garantire l’accuratezza di un test sulle micotossine, la validità del risultato è strettamente legata a come il campione è stato prelevato. Le micotossine, in particolare le aflatossine, sono distribuite in modo eterogeneo nelle singole unità di un prodotto. Pertanto, un lotto di arachidi può presentare alcuni gherigli altamente contaminati, mentre la maggior parte avere una contaminazione molto bassa o non rilevabile. Il peso totale del campione prelevato per l’analisi deve essere sufficientemente grande per essere rappresentativo di una partita e deve essere composto da numerosi sottocampioni, prelevati sistematicamente.              

Regolamenti per i metodi di campionamento nei controlli ufficiali

Sono stati condotti deversi lavori scientifici per sviluppare piani di campionamento affidabili su base statistica che tengano conto delle dimensioni delle singole unità di un lotto e del peso complessivo del lotto stesso. Il Regolamento CE 401/2006 (modificato nel 2010 e nel 2014) stabilisce i metodi di campionamento a fini del controllo ufficiale. Ad esempio, per una partita di fichi secchi di 15-30 tonnellate, si dovrebbe prelevare un campione globale di 30 kg composto da 100 sottocampioni. Si tratta di un esempio estremo dovuto alle grandi dimensioni (peso) dei singoli fichi secchi. Al contrario, per una partita di 500 tonnellate di cereali, è necessario un campione globale di soli 10 kg, anche se composto da 100 sottocampioni. 

Fasi e rischi su controlli a campioni aggregati

Nonostante il costo materiale dei campioni aggregati di prodotti di alto valore come spezie, frutta secca e fichi, il campionamento comporta anche un notevole costo di manodopera, soprattutto se il prodotto è già confezionato e imballato in un container per il trasporto. Una volta che un campione di 10-30 kg viene inviato a un centro di analisi, deve essere suddiviso in particelle di piccole dimensioni mediante macinazione o tritatura. Il campione deve poi essere accuratamente omogeneizzato, preferibilmente con una tecnica di impasto, prima di prelevare campioni rappresentativi per l’estrazione da utilizzare per l’analisi delle micotossine. Probabilmente non sorprende che questi protocolli di campionamento vengano spesso ignorati e che si verifichino controversie sui livelli effettivi di micotossine. Se entrambe le parti che monitorano la stessa partita non seguono lo stesso piano di campionamento, è quasi inevitabile che si verifichi un disaccordo sul fatto che i livelli di micotossine siano inferiori o superiori ai limiti normativi.

Metodi di analisi e attrezzature per il campionamento incrementale

Recentemente è stato condotto uno studio nell’ambito del progetto MycoKey dell’UE Horizon 2020 e pubblicato sulla rivista Toxins per trovare strategie di campionamento più efficaci dal punto di vista dei costi. Il progetto ha valutato l’applicabilità su scala industriale del campionamento della polvere per rilevare micotossine multiple nei cereali, utilizzando il deossinivalenolo (DON) come micotossina target. La polvere è generata dall’abrasione delle particelle o dall’attrito tra i chicchi durante la movimentazione o il trasferimento dei cereali e si accumula nei mulini e negli impianti di stoccaggio. La polvere di particelle di dimensioni prestabilite può essere facilmente raccolta e, sebbene esista una certa correlazione tra i livelli di DON nella polvere e nei grani, sono necessarie ulteriori convalide

Una recente revisione su Toxins ha discusso il campionamento del mais per l’analisi delle aflatossine. La revisione ha esaminato criticamente i piani di campionamento normativi in diverse giurisdizioni e fornisce informazioni importanti su aree trascurate come i metodi e le attrezzature necessarie per il campionamento incrementale. La revisione conclude che il campionamento è la principale fonte di errore nell’analisi delle aflatossine ed è il fattore più importante per ottenere risultati affidabili. Procedure di campionamento insufficienti possono portare a falsi negativi e falsi positivi, con conseguenti impatti economici ed elevati rischi per la salute.

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