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Analiti

Le 6 maggiori sfide nell’analisi delle micotossine (e come affrontarle)

Le micotossine sono tra gli argomenti più importanti nella sicurezza alimentare. Tuttavia, l’analisi pone alcune sfide per i laboratori poiché il loro dosaggio è un compito difficile e a volte non vengono rilevate. Di seguito sono elencate le maggiori difficoltà nel’analisi delle micotossine e come affrontarle. 

1.   Matrici complesse

Le matrici complesse, nell’analisi delle micotossine, rappresentano una sfida importante per i laboratori. Le micotossine possono essere presenti in vari alimenti tra cui cereali, noci, caffè e prodotti caseari. Alcune matrici, come le spezie, contengono sostanze interferenti che rendono difficile l’analisi. Anche i mangimi sono difficili da analizzare, dal momento che la loro esatta composizione non è sempre chiara.

2.   Il campione non è rappresentativo

Un’altra difficoltà è che le micotossine sono distribuite in modo non uniforme nell’alimento. Nelle cosiddette “sacche di micotossine”, la concentrazione può essere molto elevata, mentre il resto del lotto può non essere influenzato. Il campionamento rappresentativo è quindi essenziale ed un campione con una dimensione più ampia è sempre più significativo di uno più piccolo. Nei prodotti con particelle di grandi dimensioni, come i fichi o le noci, le muffe sono distribuite in modo particolarmente eterogeneo. Di conseguenza, la quantità di campione deve essere maggiore rispetto a prodotti in cui le particelle hanno una dimensione minore, in conformità al regolamento (CE) No. 401/2006.

3.   Preparazione del campione non eseguita correttamente

Prima di ogni analisi, il campione deve essere preparato adeguatamente. A seconda del test e della matrice, può essere necessaria una procedura diversa che deve essere indicata nella metodica del kit. Per matrici complesse, come le spezie, una preparazione del campione comprendente l’omogeneizzazione e l’estrazione non è sufficiente – tali campioni richiedono, ad esempio, una purificazione con colonne di immunoaffinità.

4.   Concentrazione sotto al limite di rilevazione

Le micotossine possono essere altamente tossiche anche a basse concentrazioni. Di conseguenza, l’Unione Europea ha fissato valori limite che sono in alcuni casi molto severi, ad esempio per l’aflatossina B1 nelle spezie: 5 μg/kg. Per rilevare concentrazioni così basse, il metodo di analisi deve essere molto sensibile e preciso. Con i loro bassi limiti di rilevazione, i test ELISA e i test a flusso laterale quantitativi di R-Biopharm consentono il dosaggio a concentrazioni molto basse –  l’aflatossina M1 nel latte si può rilevare a partire da 5 ng/l (ppt).

5.   Possono essere presenti più micotossine

Un’ulteriore difficoltà è il fatto che esiste un gran numero di diverse micotossine. Attualmente sono noti oltre 300 tipi di tossine fungine, di cui, tuttavia, solo alcune sono regolate dalla normativa. Diversi tipi di micotossine possono essere presenti contemporaneamente; non è raro trovare tricoteceni diversi in un unico prodotto. Quest’anno, ad esempio, in alcune regioni sono stati rilevati livelli significativi di tossina T-2/HT-2 oltre al DON. Altre materie prime potrebbero contenere l’ocratossina insieme all’aflatossina. Talvolta l’analisi di una singola micotossina non è sufficiente.

6.   Le micotossine mascherate non vengono rilevate

Negli ultimi anni si è parlato molto delle cosiddette “micotossine mascherate”. Questo termine, noto anche come micotossine associate alla matrice o modificate, descrive i metaboliti delle micotossine. Questi composti si formano nella pianta, ad esempio mediante coniugazione. Si trovano spesso nelle tossine di Fusarium e si pensa che siano tossiche quanto la tossina originale. Poiché la loro struttura chimica è alterata, l’analisi è più complessa. I metodi di analisi più adatti per la rilevazione delle micotossine mascherate sono, ad esempio, le colonne ad immunoaffinità di R-Biopharm.

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